Costantino Bongiorno: la cura che cambia
Costantino Bongiorno è co-founder di WeMake, ha preso parte al percorso di co-design all'interno di CREW ed è parte del team che ha tracciato le linee guida del progetto Grippos.
Qual è il tuo ruolo dentro a Grippos?
Advisor dei processi tecnologici e co-writer del progetto.
Grippos non è il primo progetto che entra nel mondo della cura a cui WeMake ha partecipato, vogliamo tracciare un filo rosso da opencare ad oggi?
I progetti opencare e Grippos sono stati affrontati da WeMake parallelamente nella loro nascita, anche senza avere una correlazione diretta. Hanno dei punti in comune a partire dal fatto che appartengono al mondo della cura.
Opencare si è sviluppato nel 2016/2017 in una fase poco attiva per Grippos e sono contento di aver potuto fare prima l’esperienza di opencare, mi riferisco in particolare ai prototipi di InPe, di open rampette e dei progetti di affiancamento durante le Maker In Residence. Sia che si sia trattato di progetti promossi da portatori di bisogno come Voice Instruments di Giulio Berretta, sia che si sia trattato di soggetti committed come Breathing Games, hanno unito soft e hard, digitale e analogico, comunità e community, profit e no profit portandoci a fare esperienza nell'ambito tech for good. Il significato di tech for good lo abbiamo scoperto mentre stavamo lavorando e lo abbiamo declinato nel campo campo care e nel sociale con le organizzazioni non governative (vedi il progetto Digital Transformation). Il cuore dell'esperienza è relazionarsi con diversi modi di fare che portano benefici o potenzialità nel proprio ambito specifico di interesse.
Come può riuscire Grippos a modificare un percorso terapeutico portato avanti dalle strutture sanitarie?
Le strutture sanitarie sono ambienti fortemente tecnologici, fanno parte di quei luoghi dove non conta avere le tecnologie, ma piuttosto saperle usare. Per esempio l'accesso a una TAC passa per delle procedure, ma ha anche una parte rilevante che riguarda gli utilizzatori, che possono essere i ricercatori, oppure chi sperimenta su sè stesso la tecnologia, che è il portatore di bisogno. Facendo un ulteriore passo, le tecnologie non solo devono essere conosciute, ma devono poter essere modificate. Non è facile essere solo utenti delle tecnologie e voler diventare attori di questi processi è, in prima istanza, un'attitudine e poi una capacità bydesign, che le tecnologie possono o non possono avere. È una caratteristica di potenza composta dall'attitudine delle persone, dalla caratteristica delle tecnologie e dalla volontà della struttura.
C'è un aspetto del progetto di cui non abbiamo ancora parlato: gli ausili prodotti con la stampa 3D come vengono certificati?
Sgombriamo il campo. Gli oggetti di cui parliamo possono essere considerati oggetti di design e che potenzialmente hanno funzione di ausilio. Sono oggetti ai quali prestiamo attenzione soprattutto per il "non essere dannoso", cosa fondamentale. La validazione vera non potrà che avvenire con percorsi di valutazione clinica. Non ci aspettiamo che domani verremo inseriti in un nomenclatore, ma un’attenzione particolare pensiamo di averla dai Terapisti Occupazionali che nella loro professione scelgono e realizzano ausili. Per loro Grippos può essere un valido aiuto in modo tale che, anche senza avere tutte le competenze, possano usare la tecnologia di Grippos come se fosse un altro modo a loro disposizione per realizzare oggetti/ausili custom. Questa è la strategia di oggi, un domani credo che questo tipo di servizi debba essere inserito in quelli a disposizione e rimborsabili dal pubblico o dal privato.
Che futuro vedi per Grippos?
Grippos ha l'ambizione di trovare dei clienti che possano riconoscere il valore del servizio, quindi avere l'oggetto/ausilio realizzato in una struttura dove gli utenti possano essere seguiti sotto tutti gli aspetti e dove possono mancare alcune competenze tecniche o tecnologiche. Sarei contento di raggiungere questo obiettivo. Siamo a progetto quasi ultimato, i prossimi mesi sono incentrati sulle presentazioni e le validazioni cliniche. Esperienza fondamentale per toccare più concretamente l'esplorazione di opencare con un progetto che è decisamente innovativo.
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